Bolivia, tagliare canne non è un gioco Alexander ha 9 anni, è rimasto orfano due anni fa e deve prendersi cura dei fratellini più piccoli:
"Qui i più grandi tagliamo tutti la canna, i più piccini ci aiutano, quando bruciamo il sottobosco, e anche per fare i mucchi di canne, che ancora il machete non lo possono usare loro..."
La coltivazione intensiva della canna da zucchero è una delle cinque peggiori forme di lavoro minorile in Bolivia secondo l'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO). I bambini che tagliano la canna fanno un mestiere duro, che li stanca all'inverosimile.
Per una raccolta più agevole, e redditizia, si brucia il sottobosco. Il vento alza la cenere, che va negli occhi e nei polmoni, e le malattie respiratorie sono comuni come gli occhi rossi e sforzati, un lacrimare perpetuo.
Ma non è l’unico lavoro che i bambini boliviani fanno. Lourdes ha 14 anni e da bambina ha fatto mille lavori al punto che non se li ricorda neanche tutti.
“Pascolavo pecore, poi vendevo noccioline di quelle che si vendono a 10 centesimi la bustina, poi ho cambiato e ho fatto gli zerbini, e poi ho fatto anche la promotrice di cioccolata, vendevo porta a porta. Adesso confeziono capelli, lavoro tutto il giorno, ma per fortuna riesco anche ad andare a scuola”.
Di questo e di molto altro parleremo mercoledì e giovedì nell’Infobus.
Vi aspettiamo!
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